mercoledì 13 giugno 2012

La scoperta del secolo, ritrovate Omelie di Origene


È una clamorosa scoperta quella effettuata nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, dove sono state da poco ritrovate 29 omelie inedite di Origene di Alessandria, scrittore e teologo cristiano vissuto tra secondo e terzo secolo.

L’Osservatore Romano, nell’edizione di domani, definisce «la scoperta del secolo» quella di una filologa italiana nella biblioteca di Monaco di Baviera, annunciata ieri dalla stessa Bayerische Staatsbibliothek. Nel pomeriggio dello scorso 5 aprile, Giovedì santo, studiando un codice bizantino dell’XI secolo, il Monacense greco 314, Marina Molin Pradel si è infatti accorta che alcune omelie sui Salmi in esso contenute corrispondevano a quelle di Origene tradotte in latino da Rufino all’inizio del V secolo. E subito dopo Pasqua, estendendo i controlli sul manoscritto, la studiosa è arrivata alla conclusione che tutte le 29 omelie contenute nel codice, finora inedite, sono del grande intellettuale cristiano.

«Nella prima metà del terzo secolo - scrive il quotidiano della Santa Sede - Origene aveva dettato sul Salterio una serie imponente di opere che hanno presto avuto un influsso decisivo sull’esegesi biblica sia greca sia latina. Ma proprio la loro estensione, oltre alla condanna del 553, ne spiega la quasi totale perdita, già in epoca antica»

venerdì 23 aprile 2010

Cristianesimo e Reincarnazione

La Chiesa cattolica purtroppo condannò l'idea di reincarnazione come “… una antica idea pagana” .

Ma non era forse vero che alcuni tra i primi e più grandi Padri della Chiesa la sostennero, come ad esempio Origene?

Questo interessante articolo porta alcune motivazioni storiche, decisioni, ecc. Interessante da leggere per documentarsi su di un fenomeno affermato da intere popolazioni come l'indiana nell'Induismo, nel Buddhismo, ecc.

In questo sito altre riflessioni interessanti.

domenica 14 marzo 2010

Mentre Benedetto XVI difende una certa tradizione, l'ex arcivescovo di Milano apre ad argomenti delicati.

Leggo un interessante articolo di Igrazio Ingrao che mette in relazione il pensiero di due personalità fondamentali per la Chiesa cattolica di oggi, il Pontefice in carica Benedetto XVI e l'ex arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, biblista.

Essi hanno la stessa età, 82 anni, entrambi professori, uno biblista, l'altro teologo precisa Ingrao.

Uno successore di Ambrogio, l'altro di Agostino. Si sono già affrontati nel conclave dove Ratzinger ha ricevuto 47 voti e Martini 9 alla prima votazione. Poi i suffragi per l'ex arcivescovo di Milano sarebbero confluiti per l'elezione di un contratello gesuita Jorge Mario Mergoglio (35 e 40 voti alla 3° e 4° votazione) finchè Martini avrebbe dato via libera a Ratzinger eletto con 84 suffragi alla quarta votazione come afferma la rivista Limes.

Oggi la loro visione su diversi delicati temi appare però contrapposta. Ratzinger difende la tradizione che lui conosce, condanna la secolarizzazione, mette al centro del suo magistero papale le verità della fede e l'annuncio di Dio. Martini scrive invece su "Il Corriere della Sera" dove una volta al mese, nonostante la sua malattia (affezione al morbo di Parkinson come Wojtyla), risponde a decine di lettere, enuncia spiegazioni teologiche, morali, fornisce consigli.

Il celibato dei preti per martini è frutto della tradizione, ma i divorziati e risposati vanno accolti in Chiesa. Risponde anche ad altri temi delicati, la pillola, la lotta all'Aids, l'eutanasia. E' autore di un volume "Conversazioni notturne a Gerusalemme".

Entrambi, Ratzinger e Martini possono contare su sostenitori e detrattori come ricorda Ingrao su Panorama, cardinali e giornalisti di riferimento. Anche i politici sembrano schierarsi con l'uno o l'altro.

Martini conserva gelosamente il telegramma che Ratzinger gli ha inviato per i suoi 80 anni e bello è, oltre a tutto l'articolo, anche la conclusione di Ingrao: "Avversarsi sì, ma entrambi numeri uno al servizio della Chiesa".

L'Icona: immagine dell'invisibile

sabato 13 marzo 2010

Il matematico superficiale più che impertinente

Mi accingo a scrivere questo post certamente non a favore del matematico Piergiorgio Oddifreddi. Rilevo con amarezza che è uscito un libro "Perchè non possiamo essere cristiani", che manifesta una notevole mancanza di conoscenza teologica, storica, simbolica, allegorica e morale, volume nel quale l'autore vuole sostenere, con un atteggiamento tra le righe per nulla velato di ironica arroganza, che "Non possiamo essere cristiani" ed enfatizza questa tesi con uno spirito di battute, a mio avviso, ai limiti del ridicolo, che certo trova apprezzamenti in chi, come lui, superficialmente vuole analizzare con estrema leggerezza l'ambito spirituale e la complessa e profonda storia ad esso legata e modalità di trasmissione della Tradizione ora evidente ora velata. Che scempio che un divulgatore inondi la società di informazioni le cui tesi sono oltre che opinabili, sostanzialmente formali e spesso fallaci. Per fortuna esistono numerosi altri autori che hanno commentato gli scritti di questo "autore" moderno, in particolare il professor Paolo Martino, Arrigo Levi, Ettore Canepa e più recentemente Ratzinger. Scrivo queste parole nella speranza che in futuro altri divulgatori religiosi, storici, scientifici, si documentino e si sforzino di vivere la spiritualità prima di accingersi a prendere carta e penna e scrivere, pubblicare, ridicolizzare; questo per evitare di finire poi, nei confronti di chi sa un minimo leggere e interpretare la storia, di ridicolizzare in realtà sè stessi disinformando invece che informando i lettori.
Questo volume di questo matematico dunque non è neppure classificabile, basato su di una logicità incapace di comprendere la reale e complessa natura degli eventi, ridicolizza in realtà la figura stesso dell'autore di fronte a chi un minimo conosce i modi profondi dell'interpretazione sacra nelle varie religioni, ma certamente ingannerà molti.

giovedì 8 ottobre 2009

Libertà di oltraggiare come mezzo per comprendere l'Amore

Sembrerebbe che, fino al "Giorno del Giudizio", il Cristo ci lasciasse liberi, nel suo infinito amore, di oltraggiarlo, di ignorarlo, di abiurarlo immoto, inalterato, molto probabilmente vivamente sofferente per questi oltraggi.

Dio ha creato gli uomini e le donne liberi: liberi di odiare, di uccidere, di oltraggiare, di lottare ma anche di amare. Vi è questo principio di libertà di scelta insito in ognuno di noi e grazie all'esperienza la scelta, nel tempo, dovrebbe farci tendere, dopo la caduta, al bene, al miglioramento, all'evoluzione nostra, di chi ci sta intorno e dell'Umanità tutta. La scelta è sempre duale: il bene o il male e infinite gradazioni di colori tra l'uno e l'altro che permeano tutto il nostro mondo, San Paolo scrive come tutti sappiamo: "La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne ma contro i Principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo, contro gli spinti del male che abitano le regioni celesti" (Ef 6,11-12).

L'evoluzione credo che sia anche legata alla comprensione della propria libertà che deve tendere a Dio, al Cristo, al Santo Spirito, alla loro forza, alla loro Luce, al loro Regno.

lunedì 17 novembre 2008

Proverbio dall'Ecclesiaste

Ricordiamo sempre il proverbio: "Occhio non si sazia per vedere, nè orecchio s'empie per udire" (Ecclesiaste, I)